Negli ultimi vent'anni, a partire dalle esperienze Reagan e Thatcher in poi, il neoliberismo è il credo politico economico dominante, adottato in tutto il mondo dai governi di destra, ma anche da quasi tutta la sinistra tradizionale. Del resto le multinazionali hanno speso cifre ingenti nel campo delle pubbliche relazioni per farsì che ogni misura che ostacoli il "libero" mercato sia demonizzata. Al contrario vengono esaltate misure come la diminuzione delle tasse per i ricchi (e per le loro compagnie), la cancellazione delle norme di tutela ambientale e dei lavoratori, lo smantellamento dello stato sociale (scuola, sanità, pensioni etc.). I risultati di queste politiche sono sotto gli occhi di tutti, e sono stati gli stessi quasi ovunque: un enorme aumento delle disuguaglianze economiche e sociali, l'aggravamento della situazione per le nazioni ed i popoli più poveri del mondo, una situazione ambientale disastrosa ovunque ed un aumento dei profitti senza precedenti per i ricchi.
Il tipico esempio di democrazia neoliberista sono gli USA dove lo 0,25% della popolazione, costituito dagli americani più ricchi, costituisce l'80% delle donazioni per il finanziamento elettorale; così come i contributi delle imprese rappresentano dieci volte quelli dei lavoratori. Gli interessi che vengono poi serviti sono ovviamente quelli dei ricchi.
Del resto una cultura politica richiede il confronto, il bisogno di associazioni, biblioteche, scuole pubbliche, organizzazioni di quartiere, spazi sociali, sindacali etc. che consentano ai cittadini di interagire. Ma il neoliberismo con il suo valore unico del mercato combatte ferocemente queste realtà: non vuole cittadini ma consumatori; non costruisce spazi socializzanti ma centri commerciali. Il risultato auspicato (e spesso conseguito) è il menefreghismo, l'apatia e un forte senso di impotenza e rassegnazione. Imporre l'idea che a questo tipo di società non ci siano alternative.
La società immaginaria del mondo delle pubbliche relazioni è quella che ci viene proposta dalla TV, o che si materializza nei grandi centri commerciali delle metropoli; è fatta di... Mulini Bianchi, McDonald's, Blockbuster, Warner Village, automobili che viaggiano solitarie in mezzo alla natura incontaminata e così via. La realtà è ben diversa e più si scende verso il Sud del mondo e più dura diventa.
Questo movimento di opposizione al neoliberismo viene spesso definito dai media: movimento anti-globalizzazione, laddove la globalizzazione viene presentata dagli stessi come il naturale allargamento dei mercati liberi. In realtà si tratta di ben altro; la globalizzazione è il risultato delle politiche di governi molto forti (primo fra tutti quello USA) tendenti ad imporre accordi generali alle nazioni del mondo per facilitare il dominio delle economie locali da parte delle multinazionali e dei ricchi senza che questi debbano risponderne in alcun modo ai popoli. La somma di tutto ciò è codificata dal WTO (l'Organizzazione Mondiale del Commercio) e dalle sue norme, che annullano ogni forma di tutela (sociale o ambientale) che i popoli delle varie nazioni del pianeta sono riusciti ad ottenere con anni di lotte e resistenza.
Per questo uno degli slogan più efficaci è: la nostra resistenza dovrà essere trasnazionale come il capitale. E di fronte alla sempre più incerta, stressante, vuota ed inquinata vita che ci costringono a fare ed alla profonda inquietudine di questa società ci ostiniamo a credere che questo non può essere l'unico mondo possibile.
Il futuro non è scritto.