WTO e la globalizzazione delle multinazionali

Nato nel 1995, il WTO (World Trade Organization - Organizzazione Mondiale del Commercio) ha ottenuto in dote gli accordi scaturiti dalle varie trattative commerciali svoltesi dal 1947 (anno della prima versione del GATT) ad oggi. Il GATT copriva il commercio dei beni, il WTO ora copre anche il settore dei servizi. Oltre che custodire questi "testi sacri" ed essere la sede ufficiale delle trattative, il WTO è l'organismo preposto a dirimere tutte le questioni giuridiche fra nazioni nell'ambito del commercio. E' uno degli strumenti principali della globalizzazione attuata dalle multinazionali e, anche se dichiara di basarsi sul "free trade", nei fatti le oltre 700 pagine di regole che costituiscono gli accordi su cui si basa, creano quello che si definisce "corporate-managed trade", ovvero un commercio regolato dalle multinazionali.

Secondo il sistema gestito dal WTO, l'efficienza economica (tradotta in profitti per le società), domina qualsiasi altro valore. L'economia è un affare privato, mentre i costi sociali ed ambientali sono pubblici. Il "neoliberismo" sta rafforzando un sistema mondiale di regole in cui le "corporation" hanno solo diritti e i governi solo doveri, con lo scopo di fornire lavoro e materie prime a basso costo alle multinazionali trascurando le regole ambientali, la salvaguardia dei diritti dei lavoratori e della salute pubblica.

Ma non basta. Le multinazionali vogliono molto di più; un nuovo "Millenium Round" di trattative per accelerare la corsa all'espansione dei poteri del WTO. Ci stanno illudendo con concetti ingannevoli come se non ci fossero più alternative (TINA: "There Is No Alternative") ma lo scopo è quello di mettere in piedi regole per facilitare gli investitori piuttosto che la comunità, come frutto di un destino inevitabile e non come il risultato di una precisa strategia.

La mancanza di trasparenza all'interno del WTO è rappresentata in modo esemplare dal sistema di regolamentazione delle controversie. Il WTO permette a un paese di chiamarne in giudizio un altro, accusandolo di violare le regole del commercio internazionale. Le cause sono risolte da una giuria composta solamente da tre persone che lavorano a porte chiuse.

Il paese che perde la causa ha tre possibilità:
1. Cambiare le proprie leggi per adeguarsi alle regole WTO.
2. Pagare delle compensazioni permanenti al paese che vince la causa.
3. Affrontare sanzioni commerciali.

Inutile dire che la strada normalmente percorsa è la prima.

Tutti gli accordi firmati hanno in comune alcuni punti ribaditi e ripetuti come una litania in tutti i documenti del WTO:
  1. Riduzione delle tasse doganali. Con l'eliminazione o la riduzione dei dazi doganali sui prodotti si riducono le spese di esportazione, creando al contempo, nuovi mercati ai produttori.
  2. Clausola della nazione più favorita (CNPF) o Most Favoured Nation (MFN). Obbliga ogni Stato a trattare investitori e compagnie straniere allo stesso modo. Per capirci, uno stato non può bandire le importazioni di un prodotto se continua a importare quel prodotto da altri stati, anche se la motivazione potrebbe essere moralmente giusta (es. regimi oppressivi).
  3. Trattamento nazionale. E' uno dei principi del sistema commerciale multilaterale, in base al quale i prodotti importati e quelli locali devono ricevere lo stesso trattamento. L’imposizione di una tariffa d’importazione non è una violazione di questo principio, dal momento che essa avviene prima dell’ingresso dei prodotti sul mercato nazionale. La clausola vale per beni, servizi e per gli altri prodotti oggetto degli accordi WTO, con minime differenze dovute alla diversa natura dell’oggetto degli accordi.
  4. Eliminazione delle quote restrittive. Proibisce l'uso di restrizioni all'import-export delle merci.

Il problema è che apparentemente possono sembrare dei buoni principi, ma applicati nella realtà delineano un formidabile ambiente in cui la sovranità nazionale decade a favore delle multinazionali che, grazie al loro potere, sono le uniche a poter sfruttare le nuove regole.

Varie organizzazioni non governative espressero le loro preoccupazioni per queste regole; il sistema creato per farle rispettare avrebbero potuto costituire - a loro dire - una seria minaccia per gli abitanti del pianeta. Oggi possiamo affermare che quei timori erano tutti fondati. Tra le tante regole, meritano un cenno particolare quelle inerenti al TRIPS e SPS.

TRIPS (The Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights).
Questo accordo stabilisce regole mondiali per patenti, copyright e marchi registrati. L'industria farmaceutica sta facendo grosse pressioni su questo punto per adottare le regole americane in materia, che permettono un'allungamento dei tempi che garantiscono il monopolio dei diritti intellettuali. L'accordo TRIPS propose ad alcune nazioni (come India, Brasile, Argentina) di abbandonare i loro standard di produzione nazionale e di adeguarsi alle regole mondiali. Le società farmaceutiche hanno sfruttato al massimo il buon esito delle trattative sottraendo di fatto la già debole fetta di mercato detenuta dai produttori dei paesi meno sviluppati.

SPS (Sanitary and PhytoSanitary agreement).
L'accordo riguarda le misure sanitarie e fitosanitari. Stabilisce le regole per la sicurezza alimentare animale e vegetale (contaminazioni batteriche, pesticidi, etichettature degli alimenti). L'SPS stabilisce il grado di sicurezza che un paese può chiedere relativamente ai prodotti importati. L'SPS elimina il cosiddetto principio precauzionale per cui, in assenza di dimostrazione scientifica, non può bandire alcun prodotto sospettato di nuocere alla salute. In pratica bisogna dimostrare che fa male prima di poterlo vietare. Riguardo all'etichettatura degli alimenti, il WTO riconosce il Codex Alimentarius, un'agenzia al cui interno vi sono anche rappresentanti di multinazionali. La Codex Commission è composta da una rete di 21 comitati specializzati che forniscono contributi tecnici, come ad esempio, il Comitato per gli additivi alimentari (ospitato in Cina) o il Comitato per i fitofarmaci nei cibi (ospitato in Olanda).

Loro sono gli arbitri degli standard di sicurezza alimentare. Le regole dell'SPS restringono il diritto di un paese ad etichettare i prodotti con informazioni che possono interessare il consumatore, come il processo di produzione o la presenza di organismi geneticamente manipolati.

Le minacce alla democrazia, all'ambiente e alla salute.

LA CARNE AGLI ORMONI
Gli Stati Uniti chiamarono in giudizio l'Unione Europea poichè questa aveva messo al bando le importazioni di carne trattata con ormoni. Risultato: nel 1998 il WTO ha accettato la tesi americana, intimando all'UE di eliminare il bando entro il 13 maggio 1999. In seguito alla non eliminazione del bando, il 12 luglio '99 ha stabilito il valore delle sanzioni applicabili annualmente dagli USA (116,8 milioni di dollari) e Canada (11,3 milioni). Anche in questo caso, il diritto dei consumatori ad avere cibi sani e sistemi di allevamento più naturali sono stati ignorati.

LE BANANE DEI CARAIBI
Gli USA accusarono l'Unione Europea di attuare un trattamento di favore per le banane provenienti dai cosiddetti paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico). Tale comportamento costituiva un atto discriminatorio rispetto alle compagnie americane produttrici di banane in centroamerica. Risultato: il 9 aprile 1999 la giuria ha stabilito che la normativa UE era illegale e ha quantificato in 191 milioni di dollari le sanzioni applicabili dagli USA se non si apportavano modifiche alla loro normativa vigente. Praticamente, una normativa che dava lavoro a produttori molto più piccoli delle varie Chiquita, Dole, Del Monte, e che contribuiva a stabilizzare le economie dei rispettivi paesi, è stata ridiscussa per permettere alle società citate di non avere alcun ostacolo nel monopolio del mercato.

GAMBERETTI E TARTARUGHE
Quattro paesi asiatici citarono gli USA per una loro legge che vietava l'importazione di gamberetti da paesi in cui i metodi di pesca comportavano anche l'uccisione delle tartarughe di mare che sappiamo essere specie in via di estinzione. Risultato: nel 1998 una giuria in appello ha stabilito che gli USA hanno il diritto di proteggere le tartarughe ma in modo da non contraddire le regole del WTO e che perciò dovranno modificare la loro attuale normativa. La stessa cosa si verificò per una legge che metteva al bando l'importazione di tonno catturato con metodi di pesca non convenzionali che uccidevano anche i delfini.

Cliccando qui è possibile leggere, salvare e stampare la "Guida del cittadino alle istituzioni dell’UE"
Qui invece "WTO: guida del cittadino"



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